LA METAMORFOSI ADOLESCENZIALE
Dal punto di vista etimologico la parola “adolescenza” deriva dal latino e significa “crescita”. Con questa definizione si indica una fase dello sviluppo, caratterizzata dalla complessità, in cui le modificazioni somatiche, le vicende intrapsichiche e le dinamiche psicosociali sono inestricabilmente intrecciate e interdipendenti. L’imprevedibilità e rapidità di tali trasformazioni rendono l’adolescenza una vera e propria metamorfosi, tale da rendere i figli irriconoscibili agli occhi degli stessi genitori.
Le caratteristiche generali adolescenziali
Nell’adolescenza si notano quattro tipi di cambiamenti.
• La completa maturazione fisica.
• Il raggiungimento della maturità sessuale.
• L’acquisizione dello stato di adulto.
• Il conseguimento del pieno sviluppo cognitivo (Berti e Bombi, 2005, pag. 328).
Descriviamo sinteticamente le tappe dell’adolescenza in termini di sviluppo biosociale, cognitivo e psicosociale.
Per quanto riguarda lo sviluppo biosociale, è la fase della pubertà. Di pari passo con la crescita fisica (peso, corporatura, altezza…), si accentuano le modificazioni di genere tra sesso maschile e femminile. Il corpo è sconvolto da una vera e propria tempesta ormonale, e in breve tempo si raggiunge la fertilità. Si ha, inoltre, la comparsa dei caratteri sessuali secondari: crescita di peli e barba, modificazione della voce nell’uomo, mentre nella donna i fianchi si allargano e si sviluppa il seno. Maturano anche gli organi sessuali esterni ed interni. Nelle ragazze compare il menarca.
Nel corso di questo periodo si completa lo sviluppo fisico, anche se i soggetti di sesso maschile, spesso, portano a compimento l’accrescimento somatico nelle epoche successive della vita.
Le notevoli modificazioni che avvengono a livello corporeo possono a volte determinare fenomeni patologici, quali la dismorfofobia, ovvero la sensazione che il proprio corpo presenti delle anomalie (Stevani, 2011, pag. 250). Questo, talvolta, può determinare un cattivo rapporto con la propria corporeità e far emergere dei timori psicosociali legati all’inadeguatezza del proprio corpo.
Per quanto riguarda i cambiamenti di ordine cognitivo, essi svolgono un ruolo altrettanto importante nel trasformare un bambino in un adulto. Piaget fu il primo studioso a riconoscere la capacità di pensare in termini di possibilità anziché semplicemente di concreta realtà. L’ultimo stadio dello sviluppo descritto dall’autore si raggiunge dunque in fase adolescenziale e viene definito STADIO DEL PENSIERO OPERATORIO FORMALE. Un esempio specifico del pensiero operativo formale è lo sviluppo del ragionamento scientifico.
In virtù di ciò, l’adolescente è in grado di:
• costruire delle teorie nei vari ambiti del sapere;
• elaborare delle ideologie relativa alla realtà empirica e alla vita, nel suo svolgersi;
• sviluppare una spiccata analisi dell’incoerenza fra idee e comportamenti, che si osserva negli esseri umani.
Altre caratteristiche del pensiero ipotetico – deduttivo sono rappresentate dai seguenti parametri.
• L’indecisione: l’adolescente di fronte ad una scelta spesso non decide, in considerazione delle diverse variabili insite nelle opzioni considerate, che appaiono tutte egualmente intriganti.
• L’egocentrismo, che è responsabile dell’edificazione di un proprio mondo al di fuori della realtà (Berti e Bombi, op. cit., pag. 345 – 346).
• La costruzione di un pubblico immaginario e la strutturazione di una fiaba o leggenda personale, come messo in evidenza da Elkind, citato in Stevani (op. cit., pag. 262). L’adolescente, infatti, talvolta può ritenere che le sue azioni siano osservate e commentate da un pubblico immaginario, spettatore della sua grandezza. Inoltre, egli pensa di essere il destinatario di una sorte speciale, diversa da quella di tutti gli altri, che lo porterà a compiere delle imprese memorabili.
La realtà dei Social può alimentare notevolmente vissuti di questo genere oppure può generare stati di frustrazione per non riuscire a realizzare la propria favola leggendaria in chiave moderna.
In termini di sviluppo psicosociale, nel corso degli anni ‘40, lo studioso Erikson si occupò a lungo dello studio dell’adolescenza e della questione dell’Identità, il tentativo dell’individuo di definire sé stesso in quanto persona unica a sé stante. Per Erikson la ricerca dell’Identità rappresenta un bisogno umano fondamentale: è proprio questa ricerca il compito principale e la crisi fondamentale dell’adolescenza, in cui il giovane lotta per riconciliare la ricerca di un senso di unicità individuale con un inconscio desiderio di continuità ed una solidarietà con gli ideali di un gruppo. In questo processo volto a trovare sé stessi, gli adolescenti cercano di sviluppare dunque un’identità sessuale, morale, politica, religiosa che sia relativamente stabile, coerente, matura e unica. Il fallimento di questa fase si manifesta nella “confusione dei ruoli”, per cui il giovane non riesce a trovare un ruolo adeguato per la sua personalità nel contesto sociale.
Questa età per eccellenza ambigua e mutevole presenta evidenti caratteri conflittuali, che nascono essenzialmente dalla tendenziale rottura ideologica dall’immagine dei genitori, dalla consapevolezza di sé, dal bisogno di accettarsi e di essere accettati dagli altri. Molto spesso, l’adolescente vive un profondo conflitto tra dipendenza e autonomia e una miriade di altre svariate microconflittualità. Cerca di eludere queste contraddizioni utilizzando alcuni meccanismi difensivi. E’ comunque da chiarire che la comparsa di tali difese (es. narcisismo, ascetismo, intellettualizzazione, scissione, evitamento) non è in sé un fenomeno necessariamente patologico: esse, se adeguatamente assimilate e superate, hanno un ruolo funzionale per lo sviluppo.
L’adolescenza è dunque una fase evolutiva estremamente delicata, perché è il periodo in cui prende forma la propria personalità, in cui il bambino che è stato comincia gradualmente a lasciare il posto all’adulto che sarà. Sono inevitabili i tanti dubbi, le varie perplessità, le insicurezze o ostentazioni di forza, le trasgressioni e provocazioni.
E’ fondamentale saper leggere dietro le righe, saper cogliere i messaggi spesso impliciti che gli adolescenti trasmettono. Ciò che conta è semplicemente mandare loro un messaggio di comprensione rispetto alla fase della vita che stanno attraversando, tanto bella, quanto estremamente impegnativa e difficoltosa. Sentimenti, relazioni, corpo in trasformazione, società che chiede sempre più consapevolezza, responsabilità e saper operare delle scelte: è un lavoro estremamente complesso da gestire per chi comincia ad affacciarsi alla vita, pur con tutte le energie e la fiducia nel mondo che possono contraddistinguere la giovane età. Bisogna accompagnare gli adolescenti nel percorso verso l’autonomia, valorizzandone risorse e potenzialità, ma preparandoli e rendendoli consapevoli anche rispetto a quelli che sono i loro limiti e le criticità della realtà in cui vivono.
Commenti recenti